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| p align="center"> «Non c'è nulla di più imperituro del sangue, Bellatrix. E tu mi dovrai aiutare. Oh sì, so che accetterai di buon grado. Dopotutto, non aspetti altro da quando ti sei unita a me, tanti anni fa. Te l'ho letto nell'anima, nella mente. Nello sguardo. Dovrai generarmi un erede. Un erede che un giorno sarà in grado di formare un impero sotto il nome dei Riddle, capace di sovvertire le sorti del mondo magico, di portare alla gloria le forze del male in modo permanente. Combinando insieme i nostri geni, Bella, creeremo un mostro. Un groviglio di cromosomi folle e spietato, che ammalierà e distruggerà. Gli daremo bellezza, forza, coraggio, audacia e malvagità. Sei la mia più fedele luogotenente, colei che non mi ha mai abbandonato. E per questo, ho deciso di premiare te con questo compito.» 2024, 28 anni dopo. Il buio della brughiera fu illuminato da una luce. Per la prima volta, dopo tanti anni, le finestre del sinistro palazzo dei Lestrange si colorarono di luminosità. La grande vetrata sulla facciata dell'abitazione si spalancò e dall'oscurità emerse una figura. Una donna, vestita di nero, dal cappuccio calato sul capo. Con lentezza, arrotolò la manica sinistra dell'abito. Il Marchio Nero svettava sulla pelle pallida. Con malgardo vi pose sopra la punta della bacchetta, esercitando pressione. Reclinò il capo all'indietro, con espressione estatica sul volto. Gli occhi color nocciola le brillavano di follia. Una notte che pareva serena improvvisamente si fece scura e tempestosa: grandi nubi nere si addensarono sopra il tetto del palazzo, vorticando in modo assolutamente insolito, emanando sinistri lampi. Tolse di scatto la bacchetta dal braccio, puntandola poi verso l'alto. Un urlo, una maledizione. Un grido soddisfatto e intriso di gioia maligna. «Morsmordre!» Un fiotto di luce scaturì dallo stiletto, finendo tra le nubi, formando quel simbolo che per anni non era più comparso sui cieli dell'Inghilterra. Un boato, un assordante tuono e poi il caos.
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